Welfare e bilateralità: il professor Faioli analizza le sfide e le prospettive
In un’intervista concessa a Veneto Welfare, il professor Michele Faioli, docente di Diritto del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore e coordinatore della Scuola Europea di Relazioni Industriali (SERI) dello stesso Ateneo, ha approfondito i temi del welfare e della bilateralità, evidenziandone il ruolo centrale nell’evoluzione delle relazioni industriali e dei sistemi di protezione sociale.
In prima battuta, Faioli ha evidenziato come la figura del giurista del lavoro debba sapersi adattare alla dinamica sociale: “Il giurista non può chiudersi, deve osservare la realtà, sapendo che questa prevale sulle idee. La scelta dell’interlocutore, determinata dal contesto sociopolitico, è il primo atto qualificante della politica del diritto”. Un approccio che vede il giurista come figura propositiva di modelli di soluzione, capace di influenzare le fonti normative e di operare per il bene maggiore.
Dal 2016, secondo Faioli, si è affermato un modello di welfare privato, integrativo rispetto alle funzioni pubbliche, che sta trasformando il panorama delle relazioni industriali: “A questo welfare, derivante dalla contrattazione collettiva, vengono affidate funzioni di rilievo pubblico, importanti per rispondere ai bisogni dei lavoratori”.
Un elemento cruciale è l’uso di strumenti paritetici, sia territoriali sia aziendali, per gestire il welfare e per promuovere modelli di partecipazione organizzativa: “C’è una tendenza crescente verso istituzioni paritetiche aziendali che creano spazi partecipativi significativi. È un segnale da monitorare: potrebbe indicare l’inizio di una nuova fase evolutiva”.
Inoltre, Faioli ha affermato che la via tracciata nel 2016 è quella corretta: una buona contrattazione collettiva, nazionale e decentrata, è indispensabile per un welfare aziendale efficace. La contrattazione deve garantire produttività misurabile e offrire schemi di welfare alternativi alla retribuzione incentivante, selezionati sulla base di analisi condivise dei fabbisogni e di un monitoraggio dei piani di produttività.
Faioli, insieme a Tiziano Treu, ha lavorato al CNEL per definire linee guida che qualificano la bilateralità, distinguendo quella “vera” da quella “farlocca”. Tra le priorità evidenziate ci sono:
• contrattazione collettiva di qualità, per assicurare solidità normativa
• qualità delle prestazioni, con obiettivi chiari e misurabili
• efficienza delle istituzioni civilistiche, che garantiscano un’operatività concreta
• trasparenza e rendicontazione, attraverso bilanci chiari e accessibili
• sistemi promozionali e sanzionatori, per assicurare il rispetto degli obblighi contributivi stabiliti dalla contrattazione
Faioli ha concluso elogiando la missione di Veneto Welfare: “È una delle istituzioni più vive del nostro ordinamento in materia di lavoro e di welfare. Va preservata e sostenuta in ogni modo”. Secondo il professore, in particolare, Veneto Welfare può rappresentare un modello organizzativo/istituzionale da replicare a livello nazionale, traslandone le buone prassi anche in altre regioni meno attrezzate del Veneto.