Violenza di genere: in aumento i reati spia. Il sostegno del Reddito di Libertà per le vittime

Violenza di genere: in aumento i reati spia. Il sostegno del Reddito di Libertà per le vittime

Il “Rendiconto di Genere 2024” pubblicato dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell’INPS analizza – per mezzo di un’analisi sia di tipo quantitativo che qualitativo – la condizione delle donne in Italia nei diversi contesti economici e sociali come l’istruzione, il mercato del lavoro, la sfera familiare, gli ammortizzatori sociali, la violenza di genere e il sistema pensionistico.

La violenza di genere fa riferimento all’insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti discriminatori, prevaricatori e/o lesivi – di tipo fisico, psicologico, sessuale ed economico – nei confronti delle donne. 

Per analizzare questa sfera, sono stati presi in considerazione diversi indicatori statistici, tra cui i cosiddetti “reati spia”, che si configurano come dei veri e propri segnali di allarme da monitorare per individuare situazioni di rischio ed intervenire in modo tempestivo. Tra questi, ritroviamo atti persecutori, maltrattamenti contro familiari e conviventi e violenze sessuali.

Complessivamente, dal 2023 al 2024 si è registrato un aumento di tali reati (Ministero dell’Interno – Direzione Centrale della Polizia Criminale, 2023). In entrambi gli anni, la maggioranza delle vittime è di sesso femminile. Infatti, delle 24.154 vittime del primo semestre 2023 più di 19mila sono donne, e delle 26.684 vittime del primo semestre 2024 le donne sono più di 21mila. Nello specifico, l’incidenza delle vittime di genere femminile nel periodo temporale analizzato è del 74% per gli atti persecutori, dell’81% per i maltrattamenti contro familiari e conviventi e del 91% per le violenze sessuali.

Se si considerano invece gli omicidi volontari , nonostante ci sia stata in Italia una lieve diminuzione complessiva dal 2022 al 2023 (Ministero dell’Interno – Direzione Centrale della Polizia Criminale, 2023), rimane elevata la percentuale di vittime di genere femminile, soprattutto in ambito familiare/affettivo (72% nel 2022 e 65% nel 2023) o ad opera di partner/ex partner (91% nel 2022 e 87% nel 2023). Ciò è indice di una correlazione elevata tra contesti relazionali stabili e violenza di genere.

Vista l’elevata incidenza di queste problematiche, il “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza” – contributo economico mensile di 500 euro erogato dall’INPS fino ad un massimo di 12 mensilità, introdotto nel nostro Ordinamento nel 2020 con il D.P.C.M. 17 dicembre 2020 e per il quale sono stati recentementi sbloccati nuovi fondi (30 milioni di euro da ripartire equamente negli anni 2024, 2025 e 2026)  – si dimostra una misura di sostegno molto utile a favorire l’emancipazione, l’indipendenza economica e l’autonomia personale e abitativa delle donne senza figli o con figli minori, vittime di violenza e in condizione di particolare fragilità o di povertà, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni o dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.

Possono beneficiare della prestazione sia cittadine italiane, comunitarie o extracomunitarie in possesso di regolare permesso di soggiorno, sia donne straniere che abbiano lo status di rifugiate politiche o lo status di protezione internazionale sussidiaria.

Le istanze vengono accolte in base all’ordine cronologico di presentazione entro il limite del budget assegnato a ciascuna Regione o Provincia autonoma, il quale può essere ampliato da ogni amministrazione regionale con le proprie risorse.

Il contributo è esente da tassazione sul reddito e risulta compatibile con altre misure di sostegno del reddito. Esso sarà versato direttamente sul conto corrente, sul libretto di risparmio o sulla carta prepagata intestati alla vittima (occorre fornire un Iban valido per l’accredito). 

La domanda dovrà essere corredata dall’attestazione della condizione di bisogno ordinario o di bisogno straordinario e urgente (rilasciata dal Servizio sociale di riferimento territoriale) e dalla dichiarazione che attesta il percorso intrapreso dalla vittima (rilasciata dal legale rappresentante del centro antiviolenza).