Presentato in Veneto il Quinto Rapporto sul secondo welfare “Il ritorno dello Stato sociale? Mercato, Terzo Settore e comunità oltre la pandemia”

Presentato in Veneto il Quinto Rapporto sul secondo welfare “Il ritorno dello Stato sociale? Mercato, Terzo Settore e comunità oltre la pandemia”

Nell’ambito del ciclo di incontri online “Le stagioni del welfare”, Veneto Welfare, unità operativa di Veneto Lavoro che promuove lo sviluppo della previdenza complementare e del welfare integrato in regione, e Percorsi di secondo welfare, Laboratorio di ricerca legato al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, hanno presentato in Veneto il Quinto Rapporto sul secondo welfare intitolato “Il ritorno dello Stato sociale? Mercato, Terzo Settore e comunità oltre la pandemia”.

 

Il volume offre dati, approfondimenti e riflessioni sul welfare italiano nel biennio 2020-2021 che riguardano la composizione della spesa pubblica sociale, l’impatto della pandemia e le traiettorie di sviluppo del secondo welfare, evidenziando come solo grazie a un’azione sinergica tra attori pubblici e privati sarà possibile sostenere e superare l’impatto del Covid-19.

 

La pandemia, acuita dalla attuale crisi energetica, ha infatti generato nuove pressioni sul welfare state, con un concreto rischio di veder accrescere le disuguaglianze sociali, ma ha generato anche una spinta verso il cambiamento, rafforzando comportamenti solidali e senso di comunità, anche a livello locale. Il Pubblico, in particolare, sembra essere tornato con forza un protagonista del welfare, mettendo in campo risorse e competenze.

 

Anche secondo i principali esperti di welfare del Paese, coinvolti nell’ambito del Rapporto in focus group e survey finalizzate all’analisi di tre ambiti cruciali del secondo welfare (aziendale e territoriale, filantropico e di prossimità) lungo le direttrici pubblico-privato e nazionale-locale, il secondo welfare avrebbe contribuito in maniera decisiva a mitigare l’impatto della pandemia e continuerà a limitarne le ricadute sociali.

 

“Bisogna ripensare il sistema di welfare – ha dichiarato Franca Maino, Direttrice del Laboratorio Percorsi di secondo welfare e Professoressa associata all’Università degli Studi di Milano – favorendo un duplice riequilibrio tra pubblico-privato e tra nazionale-locale all’interno di una cornice in cui le interdipendenze tra livelli di governance e tra stakeholder siano riconosciute come leva strategica e siano rafforzate. Digitalizzazione e crescente attenzione alle piattaforme, decodificare i nuovi bisogni e intervenire nelle aree scoperte, maggiore ibridazione tra profit e non profit e co-progettazione nella ridefinizione dei servizi in ottica PNRR sono le sfide e le opportunità che il welfare integrato sarà chiamato a cogliere nei prossimi anni”.

 

Anche in termini di welfare aziendale, l’impegno delle imprese in era pandemica non sembra essersi fermato, contribuendo anzi a dare risposte ai nuovi bisogni scaturiti dall’emergenza sanitaria e sociale. Ad oggi sono 10 i Contratti collettivi nazionali che contengono flexible benefit, per un totale di 2,5 milioni di lavoratori e quasi 160 mila imprese. E spesso il welfare aziendale è presente anche grazie ad altri strumenti quali accordi territoriali, regolamenti aziendali e iniziative unilaterali delle imprese.

 

Secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la quota di accordi in vigore che prevedono sia strumenti premiali sia welfare è andata progressivamente aumentando, fino ad attestarsi nel 2022 intorno al 60% del totale. Dei 10.412 contratti di produttività attivi a luglio 2022, 1.029 sono stati sottoscritti in Veneto. Si tratta della regione in cui si contano più accordi, insieme a Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. Negli ultimi 3 anni, in particolare, anche grazie all’aumento della soglia di detassazione, si è assistito ad una forte diffusione dei fringe benefit, ovvero quei benefici accessori corrisposti sotto forma di beni o servizi, ma guardando al futuro diventa cruciale rafforzare le prestazioni sociali, prevedere figure professionali specifiche all’interno delle aziende e valorizzare la dimensione territoriale tramite sgravi fiscali e incentivi per le imprese che fanno rete.

 

“A fronte della crisi e dell’indebolimento delle basi sociali del welfare state tradizionale, è probabile che nel prossimo futuro assisteremo a una crescita esponenziale della presenza di strumenti di welfare nella contrattazione aziendale e territoriale – sottolinea Tiziano Barone, Direttore di Veneto Lavoro – ma se non strutturati tali interventi possono comportare divisioni nel mercato del lavoro, tra chi è disoccupato e chi invece lavora e, tra questi, tra chi è impiegato in grandi aziende che hanno implementato misure di welfare e chi invece lavora in piccole imprese che non ne hanno alcuna. È necessario sviluppare nuovi modelli di welfare, servizi e interventi innovativi che rispondano ai bisogni emergenti, in un’ottica di rete tra istituzioni e la società civile”.

 

Il Quinto Rapporto sul secondo welfare è disponibile sul sito di Percorsi di secondo welfare all’indirizzo www.secondowelfare.it/rapporto-sw/quinto-rapporto-sul-secondo-welfare.

 

È possibile rivedere il webinar e i precedenti incontri sul canale YouTube di Veneto Welfare.

 

Per consultare le slide presentate durante l’incontro clicca qui.