IRPEF, OLTRE METÀ DEL GETTITO FISCALE GRAVA SU POCHI CONTRIBUENTI
A una diminuzione del gettito fiscale complessivo di quasi 5 miliardi di euro nel 2017 rispetto all’anno precedente, corrisponde in Italia un aumento della quota di Irpef versata, pari complessivamente a 164 miliardi di euro, che però grava sempre più su determinate categorie di contribuenti. Su 60,48 milioni di cittadini residenti in Italia a fine 2017, infatti, sono solo poco più di 30,67 milioni quelli che hanno versato almeno un euro di Irpef, con circa la metà degli italiani che risulta quindi non avere reddito ed essere a carico degli altri contribuenti in materia di protezione sociale. Un meccanismo che rischia di minare in prospettiva la capacità di finanziamento del nostro sistema di welfare.
È quanto emerge dalla sesta edizione dell’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate dedicato all’analisi delle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef e delle imposte dirette curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali e realizzata con il sostegno di CIDA – Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità.
Obiettivo dell’indagine, verificare la sostenibilità di medio-lungo periodo del sistema di protezione sociale italiano che, per pensioni, sanità e assistenza, è costato nel 2017 oltre 453 miliardi di euro complessivi. Il 12,28% dei contribuenti ha corrisposto il 57,88% di tutta l’Irpef versata, con poco più di 5 milioni di soggetti che dichiarano redditi superiori ai 35 mila euro. I contribuenti con redditi lordi sopra i 100 mila euro sono l’1,13% e pagano circa il 20% di tutta l’Irpef. L’imposta media pagata da ciascuna categoria è pari a 3.686,52 euro annui per i lavoratori dipendenti, 3.230 per i pensionati e 6.789,51 euro per autonomi, imprenditori e liberi professionisti.
Tra le soluzioni pratiche individuate da Itinerari Previdenziali per migliorare il reddito netto di lavoratori e famiglie senza penalizzare il welfare, c’è la proposta di avviare una sperimentazione triennale nel corso del quale le famiglie possano portare in detrazione, entro un dato limite, il 50% delle piccole spese effettuate per la casa, per i figli o per la manutenzione di auto o moto, purché supportate da regolare fattura elettronica. Questo comporterebbe il duplice vantaggio di aumentare il potere d’acquisto delle famiglie a prescindere dal proprio reddito di partenza e far rientrare lo Stato di IVA e contributi sociali evasi, con risvolti positivi nel contrasto al lavoro nero e al sommerso