L’indebitamento non è la sola via per uscire dalla crisi economica post Covid-19
Il prof. Alberto Brambilla, Consigliere economico alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, torna a parla delle ricadute economiche che il coronavirus avrà nell’economia italiana, analizzando come fare più debito pubblico non sia l’unica strada percorribile per rilanciare l’economia italiana; ne sono la prova i dopoguerra.
La prima cosa che insegnano a scuola è che “lo Stato siamo noi”: quindi, se spendiamo più di quello che possiamo e facciamo debito, a pagare saremo noi cittadini. Pertanto quelli che suggeriscono, in questa grave situazione di emergenza causata ael coronavirus, che debba essere lo Stato – e non le famiglie o le imprese – a fare più debito, dicono una bugia perché quel debito è di tutti e, in particolare, di quelli che si sono impegnati nella vita, che hanno messo su aziende e creato occupazione.
Per avere una prova basta andare a vedere il grafico del debito pubblico fatto dallo Stato italiano sia per la prima sia per la seconda guerra mondiale. Una montagna di debiti: chi pagò? Lo Stato? No, pagarono tutti con l’iper-inflazione che, di fatto bruciò i risparmi, tanto che la banconota da 10mila lire la si poteva usare per accendere il fuoco. Il debito pubblico, che aveva raggiunto il 118% del PIL, in meno di 2 anni si ridusse al 27%, tanto è vero che pure le ricche casse dell’Istituto di Previdenza si svuotarono e il sistema pensionistico a capitalizzazione, con zero capitali sui conti individuali dei singoli lavoratori, per continuare a pagare le pensioni, dovette essere sostituito dall’attuale a ripartizione; cioè le pensioni in essere, non avendo più riserve, venivano pagate con i contributi dei lavoratori in attività. Bel risultato fare debito.
Figura 1 – Andamento del debito pubblico italiano
Ora, anziché dire la verità agli italiani e cioè che COVID-19 è peggio di uno tsunami, che si dovrà vivere con meno soldi, ci sarà una perdita di reddito pari a più della durata della pandemia, che l’economia rallenterà e tutti dovremo fare grandi sacrifici, la soluzione proposta è la solita sostenuta da tutti i politici (grandi esperti in materia con soldi non loro): “Facciamo più debito”! E chi lo pagherà? Di nuovo noi! Da notare che, grazie all’attività della BCE, in questi anni si sarebbe potuto ridurre il debito come hanno fatto quasi tutti i Paesi dell’area UE i quali, nonostante la crisi, i dazi di Trump e le problematiche geopolitiche, hanno migliorato il rapporto debito/PIL portandosi abbondantemente sotto il 100%; tutti (o quasi) tranne l’Italia, battuta nella classifica UE solo dalla Grecia con il 181% di debito/PIL al 2018 (ma il PIL greco vale 315 miliardi cioè il 78% di quello della sola Lombardia). Rispetto al 2014, migliora il Portogallo al 122,2% del PIL dal 132,9%; il Belgio passa dal 107% al 100%; la Germania dall’82,4% del 2010 al 61,9%; l’Olanda dal 67,8% al 52,4%, la Spagna dal 100,7% al 97,6% e perfino Cipro, che ha subito il primo bail-in della storia, passa dal 109,2% al 100%. Solo la Francia peggiora dall’85,3% del 2010 al 98,4% attuale.
E adesso che tutti questi Paesi hanno fatto sacrifici con l’eccezione dell’Italia, che ha sperperato con bonus, prebende, flat tax, quattordicesime mensilità di pensione, reddito di e Quota 100, vorremmo che il nostro debito venisse “socializzato” da chi ha già fatto i suoi compiti a casa? Solo per fare un esempio la Germania spenderà per COVID-19 150 miliardi, cioè il 4% del PIL, ma con un rapporto debito PIL ottimale; i 75 miliardi dell’Italia (25 + 50 del decreto di aprile) sono anch’essi pari al 4% del PIL, ma con la zavorra di un debito pubblico elevatissimo. Senza fare altri decreti a debito la situazione italiana è già oggi tragica e quando usciremo dall’emergenza da nuovo coronavirus, i Paesi europei si dimenticheranno della sospensione del patto di stabilità e nessuno ci perdonerà il nuovo rapporto debito/PIL, rapporto che – come Centro Studi Itinerari Previdenziali – abbiamo stimato a oltre il 152%, con una caduta del PIL e dell’occupazione maggiore rispetto alla crisi del 2008. E quando saremo sotto attacco dei mercati perché ritenuti “insostenibili”, con lo spread oltre i 350 punti, resterà solo la troika e con molte “condizionalità”.
L’unica arma di difesa per l’Italia non è il suicidio del debito: è la messa a punto di un piano straordinario a 5 anni di interventi pubblici, di ridefinizione della struttura stessa dello Stato, di ridimensionamento della burocrazia e della spesa assistenziale, di rateizzazione dopo 3 mesi dalla fine COVID-19 a 24 mesi di tutte le imposte e deii contributi, e di molte garanzie sui crediti, per arrivare alla fine del quinquennio a un rapporto debito prossimo al 100%, livello raggiunto nel 2007.
Questi sarebbero i temi per il dopo ma purtroppo, come per altri Paesi, il nostro tempo è caratterizzato da politici non adeguati. Nessuno dei nostri politici, dei Ministeri, in primis la Salute, degli istituti come ISS, Aifa, la Protezione Civile, dico nessuno si è posto la domanda – vedendo per circa 30 giorni quello che stava succedendo in Cina – ma il virus potrebbe arrivare anche in Italia? E se sì, noi mascherine, occhiali, tute protettive, reparti di terapia intensiva e posti letto, li abbiamo? No, nessuno si è preoccupato e ha mandato a morire medici, infermieri, e tanta gente. Ancora oggi ci sono le sartine volontarie a far mascherine e indumenti protettivi che, nelle corsie, a distanza di altri 30 giorni dal primo caso, mancano ancora trasformando gli ospedali e i pronto soccorsi in veri e propri centri di contagio. Ora questi imprevidenti, per sanare i loro errori, scaricano tutti sui cittadini rei di disobbedienza, con continui decreti scritti male, nuove autocertificazione, multe, galera; vorrebbero vietare a quelli con più di 65 anni di uscire di casa (eviterei di citare Johnson), vorrebbero che tutti noi ci dotassimo di smartphone per controllare tutti i nostri movimenti, sapere tutto di noi, cosa facciamo, quanti soldi abbiamo, le nostre debolezze. Insomma un grande fratello nelle mani di chi?
Certo, questi un piano quinquennale non sanno nemmeno da che parte prenderlo, ma l’idea di una patrimoniale ce l’hanno. E, con questa, seppelliremo definitivamente il Paese. Ma dopo COVID-19 verrà la resa dei conti.
*Il presente articolo è stato pubblicato su Il Punto Pensioni e Lavoro, 07 aprile 2020