I diversi volti del welfare
Nel panorama del welfare, troviamo diverse modalità con cui le istituzioni e le imprese possono migliorare il benessere delle persone. Facciamo chiarezza tra welfare pubblico, privato e territoriale, analizzandone le caratteristiche principali.
Il welfare pubblico (o “primo welfare”) rappresenta il sistema di tutele sociali garantito dallo Stato. È composto da politiche e servizi pubblici, finanziati attraverso la fiscalità generale, e rivolti a tutta la popolazione. Esso ha radici profonde nella storia e si sviluppa per rispondere ai bisogni di assistenza, sicurezza e uguaglianza di una società in continua evoluzione. Questa tipologia di welfare è universale: essendo gestito dallo Stato, ha l’obiettivo di garantire un livello minimo di protezione sociale universale e accessibile a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito o status occupazionale. I principali ambiti di intervento includono la sanità pubblica, la previdenza sociale (come le pensioni), l’istruzione, e l’assistenza per persone con disabilità o in difficoltà economica.
Il welfare privato (o “secondo welfare”) è emerso come una risposta per coprire i bisogni non più soddisfatti dal sistema pubblico.
Esso è finanziato e gestito da aziende private o da iniziative individuali, spesso sotto forma di welfare aziendale, il quale rappresenta l’insieme di misure adottate direttamente dalle imprese per il benessere dei propri dipendenti. E’ un sistema in evoluzione, che si adatta alle esigenze dei lavoratori e rappresenta un importante strumento di fidelizzazione e di attrazione per i talenti.
Il welfare aziendale comprende benefit obbligatori in base ai contratti collettivi nazionali e benefit flessibili stabiliti unilateralmente dall’azienda.
Le imprese offrono ai propri dipendenti benefit come assicurazioni sanitarie, piani pensionistici, buoni per la formazione, e servizi per il benessere e la conciliazione vita-lavoro. I lavoratori possono anche scegliere piani assicurativi o pensionistici privati per integrare la protezione pubblica.
Sempre più aziende oggi consentono al lavoratore di personalizzare il proprio pacchetto di beni e servizi offerti dall’azienda in base al budget disponibile: tale modalità fa riferimento ai cosiddetti “flexible benefit”.
Esiste anche la possibilità per il lavoratore di convertire i premi di risultato in welfare aziendale: il vantaggio sta nel fatto che, mentre un premio di risultato in busta paga verrebbe tassato, un premio di risultato convertito in welfare (fino a una certa quota annua) non è soggetto a tassazione o contributi.
Le aziende locali possono inoltre collaborare tra loro e con le istituzioni per sostenere i lavoratori e le loro famiglie: si tratta del “welfare territoriale”, ed è improntato a costruire reti all’interno del territorio e che consente sia di espandere il welfare aziendale delle piccole imprese che possiedono poche risorse, sia di identificare i bisogni specifici della comunità in modo più rapido per poter sviluppare interventi specifici.
Esso può consentire un accesso agevolato ai servizi (come assistenza sanitaria locale, servizi educativi e attività ricreative) grazie ad un approccio integrato e personalizzato volto al sostegno e al miglioramento della qualità della vita dell’intera comunità. Per mezzo di un lavoro sinergico – che può essere anche promosso dalle pubbliche amministrazioni – le parti coinvolte possono realizzare obiettivi altrimenti difficilmente raggiungibili.
Attraverso il coinvolgimento attivo delle imprese e delle associazioni locali, il welfare territoriale favorisce inoltre l’inclusione sociale, promuove la coesione e valorizza il capitale sociale del territorio, contribuendo allo sviluppo sostenibile e alla riduzione delle disuguaglianze.